LA FABBRICERIA DEL TEMPIO
di Camillo Rossi
L’istituzione di Deputati sopra gli affari della Beata Vergine è legata ai prodigi compiuti dalla miracolosa Immagine sul finire del secolo sedicesimo e dal pervenire di numerosi donativi e consistenti offerte. La ricca documentazione conservata nell’Archivio del Tempio consente di ripercorrere le origini dell’attuale Fabbriceria Laica. Ad amministrare il Tempio furono incaricati la Fabbrica Laica, composta da cittadini eletti dagli Anziani, e la Fabbrica Mista, a cui partecipavano i Padri Servi di Maria di Reggio. Fra i Padri e i signori Laici non mancarono, però, dispute e contrasti; le due parti desiderando, per incontrare maggiormente il servizio di Dio, procurare che, tolte tutte le ombre de’ dispareri, si camini con uniforme volontà e si viva con integra pace e concordia, giunsero attraverso l’interposizione dei cardinali Bentivogli e Alessandrini, ad un aggiustamento. Vennero infatti stabilite nel 1636 le Capitolazioni fra la città di Reggio e la Religione Servita sopra l’amministrazione de’ beni della miracolosa Imagine. Le Capitolazioni sono articolate in 21 paragrafi. Nel primo si afferma: Consentano i Padri Serviti che rispetto all’amministrazione dei beni temporali, che…pervenissero e dovessero pervenire alla detta santissima Imagine, si mantenghi e si continui la Congregatione de’ duoi signori Laici e duoi Padri Serviti, eletti quelli ciascun anno da’ signori Antiani…e questi per l’offitio di priore o d’altro padre conforme il consueto. Nel terzo si precisa che sola incombenza della Congregazione è di soprintendere alla fabbrica, all’ornamento della chiesa e degli altari, oltre all’amministrazione delle elemosine, oblazioni e legati; nel penultimo paragrafo si dispone la costituzione di un archivio nel quale si tenghino tutte le scritture appartenenti alla santissima Imagine e tutti i libri delli decreti e partiti che venghino fatti dalle Congregationi. I problemi, però, non erano del tutto risolti; neppure mezzo secolo dopo fu necessario stabilire dei nuovi Capitoli per mettere fine alle diferenze ultimamente vertenti tra li PP. de’ Servi di Reggio e le Congregationi della Fabbrica della B.V. e de’ SS. Presidenti. Il 4 febbraio 1684, per merito del governatore di Reggio il principe Luigi d’Este fu possibile redigere i venti Capitoli, che contenevano dettagliate indicazioni sull’amministrazione delle offerte, la manutenzione degli altari, il terzo del convento e le scritture dell’archivio allora conservato nel Palazzo della città. La Congregazione continuò a funzionare sino al 1776 quando a seguito di un decreto del duca perse la propria autonomia e venne unita all Congregazione Generale delle Opere Pie. Questa situazione si mantenne sino al 1797, quando il Governo repubblicano diede vita all’Azienda Economica del Tempio, che risultava però formata solo da amministratori laici prescelti dalla Municipalità.
Il 20 ottobre 1834 venne stabilito un nuovo Regolamento per l’illustrissima Amministrazione dell’insigne Tempio della B.V.della Ghiara ed annessa eredità Vallisneri Vicedomini. Esso si apre con l’affermazione che il Tempio è di proprietà esclusiva del Comune, come pure tutti i fondi, arredi sacri che ne formano il patrimonio; quindi ne consèguita il diritto del Comune di sorvegliare l’Amministrazione. ne consegue che la nomina dei componenti l’Amministrazione compete alla Comunità che deve preoccuparsi di far cadere la scelta su persone ben note al Paese per probità, saggezza e religiosa condotta. Il Presidente sarà scelto nel novero dei signori Conservatori. Pertanto l’Amministrazione risultava composta da cinque membri: un Presidente e quattro delegati, ognuno dei quali aveva una delega specifica: fabbriche di città, fondi rustici, archivio e segreteria, cassa. Il regolamento contemplava pure la figura del cancelliere e disponeva che toccasse all’Amministrazione la scelta degli impiegati e la nomina degli inservienti.
A seguito della proclamazione del Regno d’Italia si resero necessarie alcune modifiche; nel 1866 il nuovo regolamento fu deliberato dal Consiglio Comunale e approvato dalla Prefettura. All’art. 1 viene affermato: L’amministrazione della Fabbriceria Laica del Tempio della B.V. della Ghiara è affidata dal Municipio, quale legittimo rappresentante della città, ad una Commissione di cinque Fabbriceri, uno dei quali è presidente e quattro sono Consiglieri. Di durata triennale era il mandato del Presidente, che doveva essere consigliere municipale; i consiglieri venivano rinnovati per un quarto ogni anno e tutti erano rieleggibili. Il lavoro della Commissione era coadiuvato dall’opera di un cancelliere computista, che doveva essere un notaio, da un economo, obbligatoriamente un sacerdote, e da un tesoriere. L’art. 4 stabiliva che la nomina dei Fabbriceri è di esclusiva competenza del Consiglio Comunale; quella dei funzionari coadiutori è di competenza del Consiglio sulla proposta però della Commissione dei Fabbriceri. L’art. 5 si preoccupava si delineare le incombenze della Commissione: L’amministrazione della Fabbriceria comprende l’azienda dei beni spettanti al tempio, la conservazione e il lustro del medesimo, dei capi d’arte ed oggetti preziosi che la decorano, l’esecuzione dei legati pii di voti solenni e di quelle funzioni religiose che più avvalorino e soddisfino la divozione del popolo e generalmente tuttoché può interessare il sentimento morale e religioso della popolazione, la conservazione e l’abbellimento del Tempio, la conservazione e il miglioramento del patrimonio.
Tale regolamento è rimasto inalteratamente in vigore per più di un secolo; nel 1977 sono state apportate dal Consiglio Comunale di Reggio Emilia alcune modificazioni circa la composizione della Fabbriceria Laica, che risulta oggi composta da sette membri, tra laici e religiosi, tutti di nomina comunale.
Bibliografia
Angelo Baldi, L’arte nel Tempio della B.V. della Ghiara in Reggio nell’Emilia; 1896.
Gino Badini, L’Archivio del Tempio della Beata Vergine della Ghiara; in “Bollettino storico Reggiano”, N.9/1970.
Camillo Rossi, Documenti per la storia della Fabbriceria della Ghiara; in “Strenna del Pio Istituto Artigianelli”, 1983.
Testo tratto da “Reggio Storia”, N. 70/1996, pp. 41 43.