IL MUSEO DELLA BASILICA DELLA GHIARA
Istituito nel 1982 per volontà della Fabbriceria del Tempio e dei Civici Musei, il museo della Ghiara assolve il fondamentale compito di conservare e valorizzare i manufatti di maggior rilevanza del patrimonio artistico della basilica. In esso è esposta parte degli oggetti che nel corso dei secoli sono pervenuti al Tempio in segno di devozione verso l’immagine miracolosa della Madonna. Ancora prima della posa della prima pietra della nuova chiesa infatti cominciarono ad affluire al convento grandi quantità di offerte in denaro e oggetti preziosi che non solo servirono come ulteriore spinta propulsiva di carattere economico alla realizzazione dell’edificio sacro, ma costituirono anche quel nucleo di oggetti che diedero origine al Tesoro della basilica.
Sebbene vari di questi oggetti siano andati perduti nel corso degli anni per diverse ragioni, non ultima quella legata alle requisizioni avvenute tra la fine del XVIII e il principio del XIX secolo per assolvere alle forti contribuzioni imposte alla città dai Francesi dopo la fuga del duca Ercole III d’Este, scorrendo gli inventari manoscritti ancora conservati nell’archivio del Tempio, riusciamo a farci un’idea della grande quantità e ricchezza dei donari che affluivano senza sosta al convento dei Servi. I nomi dei donatori sono spesso, oltre che confraternite e corporazioni cittadine, illustri personaggi della nobiltà italiana.
Nonostante, dunque, il depauperamento subito dal Tesoro della Basilica, il Museo ancora oggi permette di leggere chiaramente lo stretto legame che ha unito nei secoli la città al suo Tempio.
La sala introduttiva, dedicata all’iconografia della Vergine, conserva dipinti che riportano l’inconfondibile immagine della Madonna della Ghiara, ideata dal noto artista Lelio Orsi.
Si ricordano in particolare:
- l’Annunciazione di Carletto Caliari, figlio del più noto Paolo, detto il Veronese. Databile fra il 1588 e il 1586.
Il quadro si trovava sull’altare maggiore della Basilica dopo lo spostamento dell’immagine miracolosa nella cappella a lei dedicata.
- la sinopia dell’immagine miracolosa, recuperata dopo il restauro del 1964
- Nell’ingresso:
- piccolo quadro di Carlo Bononi (Pittore attivo in basilica) La Vergine in adorazione del Bambino, acquistato nel 1985 dai Civici Musei per la rappresentazione della Madonna della Ghiara. Di pregevole fattura, da notare la resa del paesaggio.
- Due Torciere (1621). Eseguite dall’orefice reggiano Vincenzo Morenghi, furono commissionate per essere collocate davanti all’altare della Madonna dall’ ”Università (corporazione) dei Servitori di Reggio. Testimoniano l’alto livello delle botteghe artistiche locali che sanno riproporre ricchi temi manieristi e proto barocchi.
Bronzo lavorato a fusione e rame sbalzato montato su anima di legno. Nelle tre facce della base tre bassorilievi raffigurano la Madonna della Ghiara, l’Annunciazione e la Visitazione.
Sala I
- Croce e candelieri d’altare
Importante servizio d’altare, accompagnato da una ricca documentazione che ci consente la ricostruzione storica. Argento lavorato a sbalzo e cesello, con parti realizzate a fusione. Nel piede stemma ripetuto di Francesco I d’Este.
La croce e quattro candelieri furono offerti il 29 aprile 1631, anniversario del primo miracolo e al culmine dell’epidemia di peste, dal duca Francesco I. Costarono 16.000 lire imperiali e furono eseguiti entro il 1634 dall’orefice romano Gian Francesco Frangi. Il rogito specifica come questo dono debba restare perpetuamente nel tesoro della Vergine, per decoro e ornamento del suo altare e che non si possa mai né vendere né alienare.
I due candelieri mancanti a completare il servizio d’altare furono commissionati dalla Fabbriceria nel 1632 ad altro orefice romano, Marco De Marchi, che fu pagato 706 scudi romani nel 1634.
Dall’analisi si notano solo leggere diversità tra l’opera dei due argentieri che evidentemente si servirono dello stesso modello ed ebbero forse contatti diretti.
I candelieri furono consegnati direttamente alla Fabbriceria che li custodisse esclusivamente nel suo tesoro, essendone autorizzato l’uso liturgico solo nelle due solennità della Vergine.
- In questa sala va segnalato anche lo splendido Crocefisso del sacro Monte di Pietà , in argento ed ebano, del 1690, un tempo sull’altare della cappella Ruggeri Brami (o del Santo Monte).
- Nelle vetrine numerosi oggetti di uso liturgico
- Giuseppe Romani, La Madonna con il Bambino in gloria
Primo quarto del XVIII sec. Olio su tela, 320×207 cm.
L’opera, posta ad ornamento dell’altare della Cappella Brami nel 1796 dopo la requisizione dell’originale pala di Lionello Spada, rimase sul suddetto altare fino a metà Ottocento quando fu incamerata dal Monte di Pietà, titolare della cappella, e depositata presso i Musei Civici nella seconda metà del Novecento. Il trasferimento dell’opera presso il Museo della Ghiara, avvenuto nel 2014, è stato autorizzato dall’UniCredit Art Collection, attuale proprietario.
Sala II
- Conservato, racchiuso entro una pregevole cornice settecentesca in lamina d’argento, il disegno di Lelio Orsi rappresentante la Madonna col Bambino realizzato nel 1569 per incarico di Ludovico Pratissoli e dal quale quattro anni più tardi il pittore reggiano detto il Bertone ricavò l’immagine affrescata, oggetto di grande devozione.
Penna , acquerello e biacca su carta tinta applicata su tela incollata su tavola.
Il disegno reca in basso a sinistra il nome dell’Orsi e la data: 1569.
- Sempre in queste vetrine sono conservati alcuni fra i doni più antichi e preziosi pervenuti al museo: una collana, due croci pettorali, un gioiello da berretta e quattro pendenti (con cavaliere su un leone, cammello, delfino e pellicano: gli animali hanno significati simbolici).
Oro, smalti, pietre preziose e perle. Manifattura italiana e tedesca fine del XVI secolo.
Questo gruppo di gioielli, citati fin dai più antichi inventari, riveste grande importanza data la scarsità di collezioni storiche di gioielli del Cinquecento in Italia. Sono del genere detto “all’arabesca” per l’uso di tecniche (smalti, filigrana, tassello di pietre preziose) trasferite nell’occidente europeo dal mondo indo-persiano tramite Venezia nel XV–XVI secolo.
- Coppia di candelieri d’altare Fine sec. XVI – inizi XVII. Bottega fiorentina.
Argento lavorato a sbalzo e cesello con parti realizzate a fusione. Su entrambi, stemma dei Medici, con cifra “CM”.
Probabile dono votivo del granduca Cosimo II dei Medici (1609-1620): è documentata la devozione dei Medici per la Madonna della Ghiara, in particolare di Cosimo II di salute cagionevole e della moglie, Maria Maddalena d’Austria, nella cui cappella era presente una immagine della Madonna della Ghiara.
- Nelle vetrine di sinistra numerosi calici in oro e argento risalenti al XVII e XVIII sec., molti di oreficeria reggiana
- Pittore reggiano, La Madonna di Loreto con i santi Giovanni Battista e Girolamo,
1620-40 c. Già nella chiesa di Sant’Agostino, fu acquistato nel 1871 dall’Amministrazione del Tempio per sostituire un quadro con San Gerolamo di Lorenzo Franchi nella cappella Casotti, approdato ai Civici Musei nel tardo ‘800. Dopo i restauri della Basilica del 1996 l’opera del Casotti tornò nella sua sede originaria e il dipinto con la Madonna di Loreto fu spostato nella sede attuale del museo.
E’ un’opera di buona qualità, ma ancora di attribuzione incerta.
Sala III
- Custodisce l’emblema civico e religioso della Basilica della Ghiara: la Corona d’argento fuso, cesellato, dorato con 120 perle e 91 tra pietre preziose e semipreziose in castoni d’oro a smalto dipinto. Iscrizione « S(enatus) P(opulus) Q(ue) R(regiensis) » sul retro della crocetta.
Deliberata dal Consiglio Civico reggiano nel 1672, l’esecuzione fu affidata all’orefice Michele Augusta, reggiano, forse figlio dell’orefice ferrarese Matteo Augusti, divenuto cittadino di Reggio Emilia nel 1638.
La foggia rimanda a modelli di corone imperiali centro europee della prima metà del Seicento.
Fu donata dalla Comunità alla Madonna, incoronata quale Regina di Reggio, in
ringraziamento delle molte grazie ricevute. Il 13 maggio 1674 fu portata in Ghiara con una solenne processione realizzata, come d’uso nell’epoca barocca, con grande sfarzo e accompagnata da carri trionfali.
- Nella sala sono esposti anche preziosi paramenti liturgici, esempi dei numerosi altri conservati nella Basilica.
- Dipinto I sette santi fondatori Anonimo, olio su tela, sec. XVIII.
I Sette Santi Fondatori, come dice il nome, furono i primi sette frati che si riunirono e fondarono l’Ordine dei Servi di Maria (OSM) a Firenze nel 1233. Poco tempo dopo la fondazione, i padri decisero di ritirarsi a Montesenario, a 18 Km da Firenze, sulle colline, per dedicarsi pienamente alla contemplazione della Madonna. I Sette Santi Fondatori furono canonizzati tutti insieme (caso del tutto eccezionale per Santi che non siano anche Martiri) da Papa Leone XIII il 15 gennaio 1888 e la loro festa ricorre il 17 febbraio.
Bibliografia:
“Un santuario e una città” , Reggio E. 1974
“Il santuario della Madonna della Ghiara a Reggio Emilia” (a cura di Bacchi e Mussini), Reggio E. 1996
“La galleria Antonio Fontanesi di Reggio Emilia” (a cura di M. Mussini), Reggio E. 1998
Schede del Museo (Civici Musei di RE)