Torre campanaria della Basilica della Ghiara
La costruzione della torre campanaria fu iniziata quasi contemporaneamente al tempio e i lavori, sotto la guida dell’architetto Francesco Pacchioni, lo stesso della basilica, andarono dal 1623 al 1633.
La torre è a base quadrata di 8 m. di lato per un’altezza di circa 52 m. realizzata interamente in muratura. La sua peculiarità è rappresentata dalla cella campanaria a forma ottagonale che si distacca dal resto del fusto.
E’ tuttora dotata internamente di scale in legno, in buono stato.
Nel primo documento noto, risalente al 18 agosto 1612, si legge dell’approvvigionamento di 54 pezzi di marmo per la torre, il che fa pensare ad un’intenzione di rivestimento, come per la torre di San Prospero. Nel giugno del 1624, a torre quasi ultimata, si accerta che è inadatta a sopportare il peso dei marmi e si abbandona il progetto originario, destinando il materiale al pavimento della Basilica.
I lavori di costruzione si protraggono per alcuni anni e in un primo momento (1627) la torre risulta più bassa della attuale. Nel 1628 l’incarico di seguire i lavori venne dato a Francesco Pacchioni che innalzò la torre fino alla base dell’ottagono e successivamente (1630) costruì tutta la cella campanaria ottagonale. Le fonti parlano anche di una “cupola” e di un “cupolino” di cui non conosciamo la forma e che probabilmente non sono mai stati costruiti, come si evince da stampe della prima metà dell’ottocento (L. De Veghi, incisione del 1845). La questione del coronamento della torre è per altro piuttosto dibattuta dalle fonti.
Nel settembre del 1842 gli architetti Luigi Croppi e Pietro Marchelli intervennero per ovviare alle oscillazioni della costruzione.
In seguito è stata eretta la copertura in travi, puntelli e tegole che è presente ancora oggi a copertura di un soffitto a volta.
Salendo si arriva al piano dell’orologio la cui costruzione fu diretta intorno al 1661 da Padre Cherubino Ranzani, Servita del Convento, erudito e esperto di scienze matematiche e di orologi. L’attuale meccanismo è di fattura più recente.
Una scala a chiocciola porta alla cella campanaria di forma ottagonale.
Sappiamo che il Pacchioni con la sopraelevazione della cupola issò qui i telai delle campane che si trovavano più in basso.
Il concerto di campane della Basilica della B.V. della Ghiara si può considerare il migliore della nostra Diocesi i cui suoni danno la sensazione di un cantico largo e solenne.
Sono presenti cinque campane: tre risalenti alla prima metà del ‘600 [1) diametro 141cm, peso 1624kg detta la “Fornara” perché donata dai fornai di Reggio, 2)diametro 113cm, peso 850kg, 3) diametro 93cm, peso 530kg] , la quarta fusa nel 1785 (diametro 77cm, peso 325kg) e la quinta nel 1924 (diametro 63cm, peso 170kg).
Le fusioni furono sempre affidate a maestri campanari della città e da documenti conservati nell’archivio conosciamo i nomi di numerosi campanari che si sono succeduti nel tempo.
L’incastellatura e i ceppi delle campane sono tipicamente reggiani e risalgono al ‘700.
Negli anni ’70 era stata eseguita l’elettrificazione delle campane, ma nel 2012, su sollecitazione della Fabbriceria Laica del Tempio della Ghiara, è stato ripristinato l’antico sistema manuale di suono a cura dell’Unione Campanari Reggiani e in occasione dei festeggiamenti per i settecento anni dei Padri Serviti a Reggio si è svolto un concerto di campane a cura dell’Unione Campanari Reggiani.
Lucia Gramoli
Bibliografia:
Baldi Angelo “L’arte nel tempio della Beata Vergine della Ghiara”, 1896
Mamoli Alfredo Le campane in “Un santuario e una città” , Reggio E. 1974
Relazione tecnica a seguito della visita alla torre della Ghiara a cura dell’Unione Campanari Reggiani, 2011